La fiducia nei politici non è tanta, ma andrebbero in massa a votare.
Amano Sergio Mattarella, promuovono l’impegno del centro-sinistra nel tutelare l’immagine dell’immigrato in quanto cittadino e non quale pericolo o minaccia, guardano con interesse ai 5Stelle.
Se potessero, gli immigrati saprebbero bene per chi votare, un voto maturo che non va automaticamente a sinistra, come si può facilmente pensare. Ci sono molti immigrati, ormai fortemente radicati, che sui temi della sicurezza hanno sposato il linguaggio della destra. Vedono i nuovi arrivi come una minaccia a ciò che hanno conquistato, appoggiano chi attacca i clandestini, quasi per ribadire che con quel mondo non hanno più nulla a che fare.
Una dinamica già documentata in tornate elettorali come quella francese, dove era facile incrociare giovani delle banlieue di origini nordafricane che, dopo aver votato per Marine Le Pen, dichiaravano “On ne peut pas accueillir tout le monde”, o negli Stati Uniti dove una consistente fetta del voto per Donald Trump è arrivato dalla comunità italoamericana e dal un bacino elettorale dei latinos della Florida con un forte passato di migrazione alle spalle.
Dati che mettono in evidenza la presenza di una mappa del voto immigrato molto più composita di quanto non si fosse abituati a pensare: l’immigrato non è allora appannaggio della sinistra come si è sempre creduto, ma ci sono diverse aree di interesse. Tutte ovviamente strumentalizzabili all’occorrenza.
La ricerca condotta dalle ACLI sede provinciale Salerno, che non ha pretesa scientifica, attraverso il servizio del Patronato Acli Salerno – Sportello Immigrati, ha registrato le opinioni di numerosi residenti di origine straniera che vivono sul territorio della provincia, di comunità specifiche come quella indiana o nordafricana con le quali lavorano da anni a stretto contatto, e dell’utenza straniera che raggiunge quotidianamente le loro sedi.
Il dato interessante è che i due terzi degli stranieri provenienti da paesi a forte pressione migratoria si dichiarano interessati alla politica e a partecipare al voto: un interesse che aumenta proporzionalmente con l’aumentare del grado di istruzione e con l’aumentare del reddito. Il web e i social network si attestano come principale porta d’accesso all’informazione politica e, seppure nell’era di maggior splendore per le fake news, vengono preferiti alla tv o alla carta stampata.
I più interessati al voto sono gli uomini. Tra chi si asterrebbe invece la maggioranza indica come motivo la sfiducia nei politici, ritenuti «tutti uguali», uno su quattro lo scarso interesse verso la politica.
I restanti non andrebbero a votare perché «i politici non fanno mai gli interessi degli immigrati, al massimo ci strumentalizzano per accalappiare voti giocando sulle paure della gente».
Tra i protagonisti della scena pubblica, il più apprezzato dagli “stranieri d’Italia” è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Interessante è la questione che riguarda gli elettori “credenti”, i praticanti impegnati, in ordine di rappresentanza: cristiani, musulmani e sikh.
Seppur vicini ad ideali e principi più conservatori, pensiamo alla questione della laicità, al tema delle unioni civili, fine vita o, ad esempio, all’idea di “famiglia tradizionale”, il “voto religioso” trova oggi riparo sotto l’ombrello del centrosinistra che si fa garante di questioni molto sentite come quella della libertà religiosa e dei luoghi culto. Difficilmente però questa scelta trova ancora la sua ragion d’essere quando, ottenuta la cittadinanza e superata una certa sensibilità al tema dell’immigrazione, la scelta nel segreto dell’urna no può che ricadere sui partiti di centrodestra.
Insomma, di fronte alle urne i “nuovi italiani” sembrano avere le idee abbastanza chiare. Il problema? Il dibattito sull’immigrazione, che si sviluppa senza tener conto dei diretti interessati che, non essendo cittadini italiani, non hanno diritto alla partecipazione elettorale. Il risultato della ricerca conferma ancora una volta che l’immigrazione è una realtà molto più complessa di come si potrebbe immaginare, non facilmente riconducibile a luoghi comuni e immagini stereotipate.
Storie di cittadini a metà, che amano il nostro paese, scelto quale luogo di un progetto di vita a lungo termine, ma purtroppo ancora iper-rappresentati – negativamente – sui media, e ipo-rappresentati in politica.
Sarà pure il momento di cambiare qualcosa?